Intervista ad Alessandro Sancino docente del corso “Leadership: Prospettive e Pratiche”

1. Abbiamo letto di recente un Suo intervento su Repubblica in cui parla delle caratteristiche del Leader del futuro. Quali sono le caratteristiche del Leader del futuro? E in che modo la pandemia e il lockdown hanno modificato le pratiche della Leadership?

Innazitutto, la leadership dipende fortemente dal contesto socio-culturale in cui ci si muove. In un momento di tensioni geopolitiche e eventi traumatici come la pandemia, questi possono cambiare in profondita’ il contesto socio-culturale. Per esempio, in un contesto in cui l’Italia aderisce ai valori Occidentali allora prevedo una leadership piu’ orizzontale, gentile e informale, mentre uno spostamento dell’Italia da quei valori potrebbe voler dire una leadership piu’ gerarchica, formale e verticale. In ogni caso il leader del futuro dovra’ essere capace di gestire le tecnologie digitali, dalla gestione veloce delle email e dei gruppi whatsapp, ai social networks, al video-storytelling, e dovra’ essere capace di fare leva sul senso del lavoro (Purpose); con piu’ o meno gerarchia, le persone da sempre si motivano davvero se si sentono coinvolte nella missione di una organizzazione.

2. Spesso ha parlato della differenza tra “il dichiarato” e “l’agito”, sostenendo che tra questi ultimi due concetti c’è una società civile intelligente e capace di mobilitarsi. Qual è il consiglio che oggi si sente di dare ai Manager, ai Ceo e tutti coloro che oggi in azienda ricoprono una posizione di Leadership?

Di essere onesti, ammettendo gli errori e i fallimenti quando ci sono stati, mostrando sia i propri punti di forza sia i propri punti di debolezza (badi bene, ho detto entrambi, non solo quelli di debolezza). Oggi giorno siamo in una “monitory democracy”, una democrazia e un sistema economico dove il livello di scrutinio del pubblico e’ molto alto e si estende a dimensioni pubbliche e financo private. Pertanto, nel ruolo di un manager/Ceo che vuole durare tanto, serve essere onesti, trasparenti e dichiarare – parlare – in modo sobrio. In altri termini, e’ vero che serve comunicare, ma senza esagerare. Serve una comunicazione sistematica, puntuale e cadenzata, ma non una sovraesposizione mediatica.

3. Durante il corso illustrerà diversi casi di studio e guiderà i partecipanti in lavori di gruppo ed esercitazioni che gli consentiranno di riflettere sulla propria realtà aziendale sulla propria vocazione e sul proprio potenziale di Leadership. Quali pensa siano i principali vantaggi  che questo percorso di Umbria Business School apporterà ai partecipanti? E in che modo potranno utilizzarli nella propria realtà lavorativa?

Grazie al Prof. Taticchi che mi ha invitato intravedendo nei miei studi un approccio nuovo alla leadership, credo che i partecipanti potranno cogliere una visione di Leadership piu’ sistemica, piu’ complessa, ma soprattutto piu’ reale, perche’ la complessita’ non significa complicare le cose, ma farle apprezzare nella loro manifestazione empirica che quasi sempre non e’ binaria (SI/No, Nord/Sud, Destra/Sinistra, avere una caratteristica o no, ecc.), ma multi-dimensionale. Tale visione di Leadership e’ ancora molto poco presente in Italia dove si pensa ancora molto alla Leadership come una persona, magari uomo, e con alcune caratteristiche che lo renderebbero smart. La leadership oggi giorno si fa e si riconosce attraverso varie lenti e leve. Oggi giorno, per dare un assaggio, la leadership puo’ anche essere nel disegno di un algoritmo e il carisma, certo spesso e’ innato, ma si puo’ anche costruire a partire dallo studiare la followership verso cui si vuole esercitare un carisma. I partecipanti potranno usare il framework di leadership che presentero’ sia per fare scelte strategiche che riguardano la propria azienda sia per ripensare a come relazionarsi con i propri collaboratori.

 

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